L’ISIS a Parigi: scandalo o ovvietà?
L’ISIS colpisce ancora. 13 novembre 2015, tra le 21:30 e le 22:00 Parigi piomba nel caos: manipoli di terroristi compiono attentati multipli nel cuore della Francia e dell’Europa stessa. Alla fine della nottata il bilancio agghiacciante sarà di 129 morti e oltre 300 feriti.
La gente deve sapere la reale storia del terrorismo in Francia.
Un attacco terroristico senza precedenti ha assediato Parigi, a meno di un anno dalla strage di Charlie Hebdo, nella notte del 13 novembre. Un commando di attentatori kamikaze ha colpito sei volte in 33 minuti, sparando all’impazzata sulla folla, in strada e nei locali, soprattutto fra giovani che stavano trascorrendo il venerdì sera fuori casa; portando alla morte ben 129 persone di varie nazionalità. Ormai siamo abituati a leggere tutti i giorni queste informazioni sui telegiornali dalla mattina alla sera, non si parla d’altro. Forse perché la nostra solida sicurezza è venuta a mancarci, quella sicurezza che i paesi occidentali sono quasi sempre riusciti a garantire nel dopoguerra, nel bene o nel male.
Perché però svegliarci solo ora? Le guerre purtroppo esistono nel mondo e sono sempre esistite, dappertutto: l’uomo è portato per istinto all’odio e al conflitto, la virtù sta nel saperlo gestire in modo positivo. A volte è difficile pensare che l’uomo possa arrivare a tanto, soprattutto con la convinzione di agire nel giusto, secondo il volere di Dio, un Dio che però in realtà condanna l’odio e la guerra promuovendo l’amore e la pace. Io sono convinto però che il nazionalismo convinto e troppo sbandierato, come quello francese, possa essere un’ideologia controproducente: è vero che si debba ovviamente aver cara la patria e le proprie tradizioni poiché sono parte dell’identità personale, ma il nazionalismo spesso porta alla chiusura e all’innalzamento di barriere verso colui che non fa parte, secondo la propria opinione, della nazione; l’amore verso il paese è talmente forte che si disprezza tutto ciò che non ne fa parte o che esprime diversità; un chiaro esempio in questi ultimi tempi è l’Ungheria. Forse è questo, insieme anche alle errate e spesso inesistenti politiche di intercultura e integrazione attuate in Francia dopo il colonialismo, che ha portato ad una ghettizzazione, seppur spesso involontaria, delle minoranze.
Questa chiusura non può far altro che portare ad un conflitto interiore in coloro che sono considerati diversi, chiedendosi talora: perché per integrarmi devo aderire a tradizioni e costumi che non mi appartengono e rinunciare alle mie? Perché le diversità sono viste in negativo? Ecco, c’è purtroppo chi da queste domande, perso nella disperazione anche a causa di condizioni sociali ed economiche subalterne, è stato condotto da “indottrinatori” ad ideologie estremiste e deleterie come quelle dell’ISIS. Quindi, secondo la mia modesta opinione, bisognerebbe prima di tutto fare un lavoro interno al paese di politiche socio-culturali per evitare di creare tali situazioni; sono anche convinto del fatto che la situazione generale in Medio Oriente si sarebbe potuta evitare se l’Occidente non avesse mantenuto l’arroganza e l’opportunismo che purtroppo spesso lo contraddistingue nella sua intromissione nelle faccende politiche locali negli ultimi trent’anni. E’ sempre comunque triste, però, pensare che degli innocenti debbano morire in questa maniera, trucidati violentemente da persone disperate a loro volta vittima della nazione e delle dottrine di imam estremisti. Auspico una soluzione il più pacifica possibile del conflitto, poiché la violenza porta sempre e solo altra violenza.
Romeo Pavesi